Il Realismo Magico di Agnieszka Balut: come shock percettivo per riflettere sulla post-modernità e i suoi vizi.

… in tono onirico, ci fa riflettere sui vizi dell’uomo post-moderno, tra guerra, corrida ( ancora legale!) transumanesimo e crisi climaticaI

 Artista offre al visitatore un’esperienza che va ben oltre la fruizione estetica: è un vero shock percettivo, una rottura dell’abitudine visiva, nel senso più profondo che Walter Benjamin attribuiva all’arte.

L’artista, forte di un solido background in antropologia, giornalismo e arti visive, attinge al realismo magico per comporre una narrazione visiva che sfida ogni certezza. Le sue opere sono finestre spalancate su un universo in cui la realtà quotidiana si mescola con l’irreale, il simbolico, il mitico. L’inquietudine del mondo moderno si manifesta, con violenza e colori acidi, sulle sue tele decisamente perturbanti, ma terribilmente realistiche. Il dipinto dedicato alla corrida fa venire i brividi, nella sua elegante compostezza illustra una delle atrocità del giorno d’oggi: l’orrore del maltrattamento degli animali, in spagna, è ancora ben vivo. In pochi osano criticare questa tradizione secolare in cui il dolore del toro diviene pretesto per eccitare la folla.

I soggetti emergono su sfondi realistici ma trasfigurati, dove il confine tra il sogno e la veglia si dissolve in un’ambiguità calcolata e vertiginosa. Le figure umane — spesso manichini, repliche, simulacri — abitano queste scene come presenze sospese, ambigue, silenziose, lasciando al visitatore il compito di decifrare i molteplici livelli di significato.

Come Benjamin insegna, la vera arte non consola ma scuote, interrompe il fluire automatico dell’esperienza, obbliga a vedere ciò che normalmente sfugge allo sguardo assuefatto. Così, le immagini di Agnieszka Balut obbligano lo spettatore a rallentare, ad interrogarsi. Ogni elemento — il colore, la prospettiva, la composizione — è carico di un senso che non si lascia afferrare nell’immediatezza, ma chiede un percorso di lettura lenta e meditata.

Il suo è un realismo magico filosofico: il simbolo prevale sulla descrizione, la metafora sulla cronaca. Archetipi, richiami mitologici, allusioni alla filosofia e all’inconscio collettivo si intrecciano creando opere che parlano ad un tempo antico e contemporaneo. Nulla è ovvio; ogni tela è una soglia aperta su possibili mondi altri.

In un’epoca dominata dall’incertezza, dalla disgregazione e dall’instabilità sociale, l’arte di Balut assume una valenza profetica. Non si limita a rappresentare il presente, ma lo trasfigura, lo interroga, lo inquieta. Lo spettatore diventa pellegrino in un paesaggio interiore dove l’impossibile diventa possibile e ogni dettaglio è carico di un senso ulteriore, che affiora solo attraverso la contemplazione prolungata.

Le opere — realizzate in tecnica mista, multimediale, digitale, pittorica e tridimensionale — colpiscono per la loro potenza visiva e concettuale. I grandi formati (140×100 cm e 110×110 cm) avvolgono l’osservatore, trasportandolo in un viaggio immersivo.

Un’arte shoccante, che ci porta a riflettere sul transumanesimo e il progresso tecnologico.

Agnieszka Balut offre così una visione universale e al contempo intimamente personale. La sua arte parla al collezionista raffinato, all’intellettuale, al filosofo, ma anche al semplice amante della bellezza che non teme di confrontarsi con il mistero.

 Giu 22, 2025

Liliane Tami

Ticinolive